


Negli ultimi anni, forse per un diminuito uso di anticrittogamici ed un incremento della fauna selvatica anche di grosse dimensioni, è sempre più facile l’evenienza di incontro con le zecche e i loro morsi.
Per nostra fortuna, almeno nella nostra regione, la stragrande maggioranza di questi incontri non porta ad alcuna conseguenza per i soggetti colpiti ma è comunque opportuno mettere in atto provvedimenti che prevengano qualsiasi conseguenza.
Per prima cosa è opportuno cercare di prevenire eventuali morsi o almeno di limitare al minimo il contatto con questo indesiderato ospite (In generale la probabilità di trasmissione di agenti patogeni per mezzo della puntura di zecche sono basse se la zecca rimane attaccata per meno di 36-48 ore.)
Le zone a maggior rischio per la possibilità di punture di Zecche sono gli ambienti boschivi e ricchi di cespugli, umidi ed ombreggiati, i letti di foglie secche, il sottobosco ed i prati incolti, i sentieri poco battuti in cui è maggiore la presenza di fauna selvatica.
Il periodo a maggior rischio per la puntura di zecca è quello primaverile - estivo ma nei climi temperati e caldi come il nostro l’attività delle zecche si può protrarre fino all’autunno inoltrato e talora tutto l’anno.
Permanenza o escursioni in aree a rischio
Camminare al centro dei sentieri evitando se possibile il contatto con la vegetazione
Indossare calzature chiuse ed alte sulla caviglia, se possibile pantaloni e camicie a maniche lunghe
In caso di lavoro o sosta in zone conosciute come infestate da zecche usare sulle parti scoperte del corpo repellenti per insetti a base di N,N-dietil-n-toluamide(DEET) o permetrina o altri acaricidi ripetendo eventualmente l’applicazione ogni 2-3 ore.
Usare con cautela i prodotti repellenti soprattutto nei bambini, per la possibilità di effetti indesiderati, il prodotto repellente non va inalato o ingerito o portato a contatto con gli occhi, non va applicato su cute escoriata o irritata, va applicato solo sulle parti scoperte, deve essere evitata l’applicazione di prodotti ad alta concentrazione, le superfici cutanee trattate vanno lavate immediatamente dopo il ritorno in ambienti chiusi o al manifestarsi di sintomi sospetti (prurito, infiammazione) per i quali è opportuno consultare immediatamente un medico.
Una volta di ritorno a casa da zone a rischio procedere ad un’accurata ispezione di tutto il corpo, parti coperte e scoperte senza trascurare il cuoio capelluto, per verificare la presenza di zecche ed effettuare una immediata rimozione.
Se una zecca ci ha punto
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Afferrare saldamente la zecca con una pinzetta il più possibile aderente alla cute, e tirarla decisamente, ma senza strappi, con una delicata rotazione per evitarne la rottura
Proteggere le mani con guanti o un fazzoletto e gli occhi con occhiali durante l’operazione, per evitare la possibilità di infezione attraverso piccole lesioni della pelle o autoinoculazione per via congiuntivale od orale.
Se il rostro della zecca rimane all’interno della pelle, estrarlo con l’aiuto di un ago sterile.
Applicare disinfettanti sulla parte soltanto dopo l’estrazione della zecca ( ad es. pomata AUROCORT), evitando quelli che colorano la pelle (come mercurocromo) perché potrebbero mascherare segni di infezione.
Non applicare calore o sostanze quali acetone, ammoniaca, etere, alcool o vaselina sulla zecca prima della rimozione. Tali procedure sono sconsigliate, in quanto inducono nella zecca un riflesso di rigurgito, con forte aumento del rischio di trasmissione di agenti patogeni.
Dopo la rimozione della zecca dovrebbe seguire un periodo di osservazione della durata di 30-40 giorni per individuare la comparsa di eventuali segni e sintomi di infezione.
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L’assunzione di antibiotici nel periodo di osservazione è sconsigliato, in quanto può mascherare eventuali segni di malattia da zecche e rendere più complicata la diagnosi. Solo in casi particolari (ad es. persistenza sulla pelle della zecca per più giorni) la somministrazione di antibiotici potrà essere presa in considerazione
L’ambiente
Per tenere sotto controllo la popolazione di zecche nell’ambiente che ci circonda
controllare regolarmente gli animali da compagnia e domestici e trattarli con presidi antizecche
Controllare le cucce degli animali domestici trattandole, periodicamente, con prodotti insetticidi, se le cucce sono all’aperto trattare anche il terreno circostante.Rimuovere le foglie secche, le sterpaglie e le cataste di legna intorno alle case, potare gli alberi e le siepi, tenere ben puliti prati e sentieri.
Le malattie che possono essere provocate dal morso di una zecca
Le patologie infettive veicolate da zecche in Italia sono essenzialmente 3:
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Rickettsiosi trasmesse da zecca
Le Rickettsiosi sono causate da rickettsie, batteri trasmessi dalle zecche. Il gruppo delle rickettiosi trasmesse da zecca in Italia è essenzialmente rappresentato dalla cosidetta febbre bottonosa del Mediterraneo.
La febbre bottonosa del Mediterraneo viene trasmessa da diverse specie di zecche e soprattutto da quella che parassita abitualmente cani e altri animali domestici e selvatici (conigli, lepri, ovini, caprini e bovini). L’agente patogeno della febbre bottonosa del Mediterraneo è rappresentato dalla Rickettsia conorii .
Generalmente la malattia ha un periodo di incubazione fra cinque e i sette giorni dopo il morso della zecca infetta. L’esordio della malattia è improvviso, con sintomi simili a quelli dell’influenza (febbre moderata o elevata accompagnata da brividi, astenia, cefalea, malesseri generali). Dal terzo al quinto giorno di incubazione la malattia si manifesta con un esantema maculo-papuloso che interessa anche le piante dei piedi e i palmi delle mani. Questo è il sintomo della vasculite dovuta all’infezione. Nei casi non complicati, un trattamento antibiotico riesce a fermare la febbre nel giro di 2-3 giorni.
E’ mortale in un numero basso di casi (inferiore al 3 per cento) e le persone a maggiore rischio sono quelle in condizioni di salute già compromesse.
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Borreliosi di Lyme
La malattia di Lyme deve il nome all'omonima cittadina americana in cui fu descritto il primo caso nel 1975. L'infezione, di origine batterica, colpisce prevalentemente la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni. Può manifestarsi con sintomi talora gravi, persistenti e, se non viene curata, assume un decorso cronico.
L’agente patogeno è un genere di batterio, la Borrelia, (Borrelia burgdorferi). Questi batteri vengono trasmessi all’uomo attraverso la puntura di zecche degli animali selvatici (roditori, caprioli, cervi, volpi, lepri).
Clinicamente i primi sintomi della malattia sono intermittenti e mutevoli. La malattia inizia tipicamente in estate e all’inizio di solito si manifesta con una macchia rossa che si espande lentamente e che compare anche dopo molti giorni (fino a 40) il morso della zecca. Di solito è una lesione anulare arrossata con decolorazione centrale, di diametro di 10-20 cm.
Entro qualche settimana (che in qualche caso possono diventare mesi), si possono sviluppare disturbi neurologici precoci (tipica è la paralisi del nervo facciale) e dolori articolari migranti, dolori muscolari ma anche meningiti e sopratutto la miocardite con disturbi del ritmo cardiaco . I sintomi sono fluttuanti e possono durare per mesi e cronicizzare.
L’ultima fase della malattia a distanza di mesi o anni dall’infezione, è caratterizzata da alterazioni a carico dell'apparato muscolo-scheletrico (artrite cronica), del sistema nervoso centrale e periferico (meningite, paralisi, disturbi del comportamento e del sonno), della cute e dell'apparato cardiovascolare (cardiomegalia con insufficienza cardiaca ).
La malattia non porta a sviluppare immunità, per cui l’infezione può essere contratta più volte nel corso della cosidetta febbre ricorrente da zecche
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Tularemia
La tularemia è una zoonosi batterica che clinicamente si manifesta in modi diversi a seconda della via di contagio e alla virulenza dell'agente patogeno. Si può contrarre, infatti, attraverso il contatto diretto con animali infetti, con l’ingestione di acqua contaminata o di carne poco cotta proveniente da animali infetti, ma anche attraverso la puntura di diversi artropodi, come le appunto le zecche.
Nella maggior parte dei casi la malattia si presenta come un'ulcera localizzata nel punto di introduzione dell’agente patogeno dell'organismo (la cosiddetta "macchia nera"), accompagnata a gonfiore dei linfonodi regionali (tipo ulcero-ghiandolare).
Il periodo di incubazione della tularemia va da 1 a 14 giorni (mediamente 3-5) ed è inversamente proporzionale al numero di microrganismi inoculati; la malattia può manifestarsi nelle forme cutanea o ulcero-ghiandolare, ghiandolare, oculo-ghiandolare, gastrointestinale, polmonare, setticemica o tifoidea.
Nel caso in cui la malattia è trasmessa dalle zecche la forma più frequente è quella cutanea e ghiandolare, con tumefazione dolorosa dei linfonodi, spesso, ma non sempre, preceduta o accompagnata da un’ulcerazione cutanea in corrispondenza del punto di ingresso del microrganismo, febbre, malessere generale.
Dal punto di vista della diagnosi questa viene fatta più comunemente sulla base del quadro clinico e confermata mediante un aumento di anticorpi specifici nel siero del paziente, che appaiono di solito nella seconda settimana della malattia. In caso di sospetto di tularemia, la terapia dovrebbe iniziare immediatamente. La letalità, nelle forme polmonari e tifoidee non trattate può arrivare al 15-30 per cento ed oltre.
Modificato da Ministero della sanità Dipartimento della Prevenzione